Occorre tempo per leggere la lunga lista dei nomi delle donne vittime di violenza; la voce dovrà prendersi una pausa e finito l’elenco se ne dovrà aggiungere un altro di nome: un minuto in più, una vita in meno.

Bisogna prendersi il dolore, il dolore di tutto l’anno, di tutti i tempi, di tutti i santi e benedetti giorni; il dolore di quella donna con gli occhi spenti e vivere la scena di quando, la sera davanti ai figli, lui comincia a colpirla, lei vede
l’incubo e il coltello affonda; e di quella donna ferita da calci, botte, percossa e colpita fino alla morte, e di quella abusata e prevaricata dal compagno di una vita, buttata a forza su un letto, nuda, la biancheria strappata, con le gambe
divaricate e livide…. e di tutte le altre donne.

Bisogna prendersi il dolore di quelle mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti e che sono uscite dal solco delle regole dettate dai mostri al loro fianco, mostri che tanto hanno amato.

Bisogna prendersi il dolore di quelle donne che nelle fotografie non sorridono più, di quelle che avrebbero voluto scappare, ma non hanno fatto in tempo; bisogna prendersi il dolore di queste storie che non sono un film e fare propri il terrore, la disperazione, l’inconsolabile sconforto.

Antonella L.